Itinerario nel verde contemporaneo di CityLife e Porta Nuova

Dopo il lungo lockdown e fra le tante incognite dell’autunno che verrà, rilassiamoci facendo quattropassi nel verde d’autore di CityLife e di Porta Nuova, tra i grattacieli diventati simboli della nostra città.

In queste due zone nate e ricreate su aree dismesse (Fiera e Varesine), lo sguardo va verso l’alto: palazzi di vetro e acciaio, grattacieli, monoliti che potrebbero sembrare avulsi dall’ambiente circostante. E’ proprio così?

A Porta Nuova, in piazza Gae Aulenti, la torre Unicredit  ci fa pensare quasi ad una guglia del Duomo, con le loro piazze dove si riuniscono tanti milanesi di oggi.

Scendendo verso il Bosco Verticale, facciamo la “passeggiata” Luigi Veronelli (si chiama proprio così!) per raggiungere la Biblioteca degli Alberi (BAM), che quest’anno offre qualcosa di nuovo e di più.

Facendo quattropassi per Porta Nuova, ci rendiamo conto di come questo spazio verde unisca tra loro diverse anime di Milano: c’è la zona degli edifici prestigiosi, quella delle case di ringhiera, gli spazi dedicati alla cultura, al lavoro, allo svago e, questa estate, persino alle vacanze in pieno sole con sdraio e ombrelloni.

Questo verde, aperto a tutti, è uno “spazio comune” che ospita una vegetazione proveniente da tutte le parti del mondo.

Il verde crea scorci inattesi in questa zona di Milano che è già futuro. Ecco i salici che offrono riparo in un abbraccio protettivo, o i piccoli specchi d’acqua tra i grattacieli che riflettono la bellezza delle ninfee accanto a quella dell’architettura creata dall’uomo.

Perchè, ci siamo chiesti, non fare anche qui qualche giorno di vacanza metropolitana? Possiamo goderci il sole al Lido a Km 0 della Biblioteca degli Alberi o passeggiare tra architettura, svago e shopping a CityLife.

Prendiamo la metropolitana lilla alla Stazione Garibaldi e scendiamo alla fermata Tre Torri. Subito ci troviamo in mezzo a tre imponenti monoliti, il Dritto, lo Storto e il Curvo.

Come la guglia di Porta Nuova, così queste torri non sono così lontane dalla storia della nostra città. In questa bella immagine da piazza del Duomo possiamo vedere passato, presente e futuro. Il Dritto, l'”oggi”, sullo sfondo, sembra rispondere all’antica Torre Civica; tra loro una serie di gru sono intente a disegnare il futuro.

Ai piedi dei tre giganti ci hanno colpito i prati pieni di fiori e abbiamo pensato come anche queste grandi torri siano ancorate alla terra e si rivolgano al cielo azzurro. La nostra città ha solide radici e ali per volare.

A CityLife, a fianco delle torri, tra i palazzi, simili  a navi da crociera, di Zaha Hadid e quelli più spigolosi di Libeskind, troviamo sinuosi collegamenti verdi, prati che invitano a giocare o a riposare, alberi ancora in crescita con tante panchine tutte da godere.

Seduti sui prati,  gustando, magari, un cestino gourmet dei locali della zona e lasciandoci percorrere dall’energia di vita,  possiamo rigenerare mente e corpo , prima di riprendere le nostre giornate.

A presto…

Siamo al verde… Quattropassi per i giardini di Milano.

In questo clima di ripartenza difficile e un po’ timorosa, parliamo di verde, non quello economico, ma quello che vediamo in giro per Milano, un’immagine di rinascita e di vitalità in una città considerata, a torto, solo smog e cemento.

Quest’estate faremo quattropassi per vedere alcuni dei tanti spazi verdi della nostra città. Quanti sono?

Sono veramente così numerosi che è molto difficile ricordarli tutti: ci sono i grandi parchi che circondano la città, quasi una cintura esterna che sconfina con la campagna, poi parchi storici del centro, orti botanici, spazi verdi di quartiere, piazze e viali alberati, persino una vigna del Quattrocento e edifici green che hanno fatto la storia dell’architettura.

Nella nostra città il verde è ricco, vario e diffuso: può essere classico o contemporaneo, senza cancelli o persino un po’ segreto, spazioso o racchiuso in un fazzoletto.

Parco Ravizza

Collina dei Ciliegi

Il contrasto tra vecchio e nuovo, così caratteristico di Milano, si incontra anche negli spazi verdi, così come la “città che sale” convive con le zone agricole.

Può sembrare impossibile, ma Milano è la seconda città agricola italiana dopo Roma.

Tutto milanese è l’attaccamento alle nostre cascine (spesso diventate spazi pubblici circondati da verde), ai mercati agricoli del territorio, agli orti e anche ai piccoli, privatissimi vasetti di piantine aromatiche sul balcone di casa.

Mercato agricolo

Mercato agricolo

Biblioteca Chiesa Rossa

Parco Segantini

Anche il tema dell’Expo, che ha fatto conoscere Milano nel mondo, è stato un invito a “nutrire il pianeta – energia per la vita”.

Nel DNA di Milano c’è terra e acqua, una città di pianura tra fiumi che mantiene la solidità delle radici ma sa prendere le mille forme dell’acqua.

I nostri antenati celti avevano voluto fondare quella che sarebbe diventata la nostra città in un bosco sacro, il Nemeton.

La quercia era l’albero totemico che indicava tutti gli alberi e, per esteso, la natura. Iniziamo perciò il nostro viaggio nel verde di Milano proprio dalla quercia di piazza XXIV Maggio, accanto all’acqua della Darsena.

Questa quercia rossa è alta 18 metri ed è uno degli alberi monumentali di Milano, sottoposto a tutela ambientale. Alla base, per sostenerla, c’è una sorta di esoscheletro di metallo a forma di piramide. Scelta puramente tecnica o anche un po’ magica?

Questo albero è stato messo a dimora, dopo la Prima Guerra Mondiale, da Giunio Capè, padre di Giuseppe, un giovane alpino sopravvissuto al conflitto, per ricordare i tanti giovani del quartiere che invece non avevano fatto più ritorno.

Poco distante da questa piazza troviamo il Parco della Basiliche (ora dedicato a Papa Giovanni Paolo II) con piazza Vetra, dove venivano eseguite atroci condanne a morte come quella di Gian Giacomo Mora ai tempi della peste. Fra le vittime vi furono anche tante donne accusate di stregoneria come Caterina Medici.

Parco Sempione

Parco delle Basiliche

Piazza Vetra

Il nostro giro verde continuerà nei “giardini delle donne”, quei parchi o fazzoletti di terra, quasi monumenti vivi nel tempo, dedicati ad alcune figure femminili. Sarà, speriamo, anche un’occasione per una breve vacanza e una ricarica di energia a Km Zero.

Parco Ravizza


A presto…

Una fantastica vetrina immobiliare per le strade della nostra città – Parte prima

Come in un incontro bello e improvviso ci siamo talvolta imbattuti, durante i nostri passipermilano, in edifici un po’ particolari. Li abbiamo via via fotografati per raccoglierli in una stravagante “vetrina immobiliare” da proporre, come in un gioco, a “clienti” fantastici e scoprire così altri angoli della nostra città.

Abbiamo scelto come ingresso di questa nostra insolita “agenzia” un portone veramente speciale, quello del Palazzo di piazza Erculea 11.

È una immagine che fa molto Milano: vecchio e nuovo accostati e conviventi. Le bombe avevano colpito pesantemente il centro cittadino e anche due antiche dimore alle spalle di corso di Porta Romana erano poco più che macerie.

C’era molto da ricostruire, perché non salvare il bel portone e una colonna d’angolo e costruirci intorno due nuovi palazzi?

Alla nostra “agenzia” sono già pervenute alcune richieste da parte di strani “clienti”, riusciremo a soddisfarle?

“Genio del Quattrocento cerca abitazione lontana dal traffico”

Cascina Bolla, via Paris Bordone 9 – Un altro intarsio tra vecchio e nuovo per abitare un antico edificio dove, si dice, abbia vissuto anche Leonardo. Dell’antico palazzo resta ben poco, ma che bello guardare le sue finestre e immaginare la vita di cinquecento anni fa.

“Cavaliere medievale cerca castello in pieno centro storico, dotato di tutti i confort moderni”

Castello Cova, via Carducci 36 – A vederlo, di fronte a Sant’Ambrogio, sembra quasi più vero di altri autentici, ma molto rimaneggiati. Questo castello “medievale” del 1915 è stato realizzato dall’architetto Adolfo Coppedè, che vi ha inserito anche doccioni a forma di animali fantastici.

Una curiosità molto milanese: la torre di questo castello ha ispirato, sembra, la Torre Velasca coi tiranti che sostengono il “fungo”… Wow!

“A proposito di funghi… Folletto cerca grattacielo in un bosco”

Case fungo e Bosco Verticale di Porta Nuova – Sono due icone dell’architettura milanese. Un tempo, nel Quartiere Maggiolina, c’erano due casette che sembravano uscite da un libro di fiabe. Non ci sono più, ma poco distante è stato costruito il pluripremiato Bosco Verticale, tra i più ammirati al mondo.

“Cercasi casa disperatamente, bella o brutta che sia, zona Repubblica”

Casa delle Rondini, via Carlo Porta 5 e Ca’ Brutta, via Moscova 12 – così vicine, così lontane… La Casa delle Rondini, voluta dal pittore Ernesto Treccani, è coperta da oltre 2000 piastrelle azzurre e nere che formano la bella immagine di un volo di rondini nel cielo.

Poco distante c’è, invece, quella che i milanesi avevano soprannominato la “Ca’ Brutta”. È una delle prime opere dell’architetto Giovanni Muzio, realizzata tra 1919 e il 1922 in uno stile nuovo, lontano da quello dei palazzi monumentali o Liberty.

“Vorrei una casa molto colorata, anzi un villino…”

Villette di via Lincoln e Villino Maria Luisa di via Tamburini 8 – Non solo “giallo Milano”; ecco alcune villette dipinte con colori accesi: sono le famose villette di via Lincoln, costruite, a fine Ottocento, per un quartiere giardino destinato a operai, artigiani e impiegati. Unifamiliari, furono le uniche a essere costruite e oggi sono molto ricercate.

Il Villino Maria Luisa, invece, è ricoperto da un mosaico azzurro e dorato. Realizzato ai primi del Novecento ha importanti ferri battuti del celebre Mazzucotelli.

“Famiglia tutta casa e lavoro nel campo dei laterizi, cerca abitazione di rappresentanza”

Casa Candiani, via Matteo Bandello 20 – La famiglia Candiani era proprietaria di una fabbrica di laterizi per edilizia e desiderava una casa campionario della propria produzione. Si affidò all’architetto Luigi Broggi che nel 1885 progettò questo palazzo, su precisa richiesta dei committenti, con decorazioni in cotto uscite dallo stabilimento. Casa e bottega: molto milanese, no?

“Gatto nero cerca palazzo stiloso da condividere”

Casa di corso Monforte 43 – Ecco una vera leccornia in questo street food immobiliare un po’ stravagante: una casa in stile Liberty con figure femminili sulla facciata. Da una finestra del seminterrato ci osserva un gatto in ferro battuto, opera, si dice, del grande Mazzucotelli.

Sembra avesse vicino un topolino sempre in ferro battuto; ora non c’è più, forse è riuscito a sfuggire…

Continua…

Passato e futuro nel quartiere Isola

Milano non è una città sul mare, né ha un grande fiume che la attraversa. Le sue acque, però, sono tante, ricche e vive, sotterranee o all’aperto, “laboriose” e in alcuni casi persino miracolose.

Nella nostra città c’è anche un’Isola, fatta e circondata da case, un’isola senza acqua intorno, insolita e speciale. Benvenuti all’Isola!

Era una zona “isolata” dalla città per la ferrovia che le separava, con un ponte che passava sopra i binari.

Nata e cresciuta dalla metà dell’Ottocento per chi lavorava nelle vicine fabbriche (Pirelli, Tecnomasio,…) con case popolari e di ringhiera, aveva visto sviluppare al suo interno un forte senso di appartenenza e un orgoglioso legame tra i suoi abitanti.

L’Isola ora è tra i quartieri più cool di Milano, con la movida tra le case di ringhiera e i palazzi famosi del Bosco Verticale e di Porta Nuova.

Un tempo l’Isola era un insieme di prati, boschi e fontanili intorno al Santuario di Santa Maria alla Fontana, dove si trova ancora oggi una fonte considerata miracolosa.

Racconteremo questo piccolo gioiello di architettura e fede tra qualche settimana. Nel frattempo facciamo quattropassi per l’Isola, iniziando proprio da via Thaon de Revel, dove si trova il Santuario.

Al numero 21 ci aspetta un altro luogo di grande interesse storico e, forse, poco noto: la Fonderia Napoleonica Eugenia, fondata nel 1806 e così chiamata in onore del vicerè del Regno Italico, Eugenio de Beauharnais, figliastro di Napoleone.

Oggi è sede di eventi, mostre e di un museo (da visitare su appuntamento) sulla fonderia che ha realizzato, tra l’altro, anche il monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo, quello ad Alessandro Manzoni in piazza San Fedele, la Sestiga sull’Arco della Pace e il Dante di New York.

Poco lontano dal Santuario e dalla Fonderia, l’Isola stupisce con un famoso locale per gli amanti delle moto, che unisce bar e caffetteria ad articoli per le due ruote, un bike district da non perdere, anche se si utilizzano altri mezzi di trasporto!

Tutta l’Isola è piena di locali dove è piacevole sostare per bere qualcosa, ascoltare musica, magari farsi dare un tocco hipster ai capelli o girare tra le bancarelle del vivacissimo mercato di martedì e sabato in piazzale Lagosta.

Qua e là troviamo tocchi di storia isolana: in piazzale Segrino c’è un monumento ai Caduti del quartiere durante la lotta partigiana, mentre in piazzale Lagosta, al numero 1, nel cortile di una casa, la lapide di Giuseppe Parini ricorda che qui si trovava il Cimitero della Mojazza, poi abbandonato quando venne costruito il Monumentale (1895).

Il grande senso di solidarietà attiva, tutta milanese, si respira anche nella chiesa del Sacro Volto in via Sebenico, dove riposa Don Eugenio Bussa, grande figura di sacerdote, dichiarato dal governo israeliano “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato molti bambini ebrei durante l’Olocausto; e non solo questo: ha aiutato persone di ogni colore politico e tanti giovani disoccupati o in difficoltà.

Guardiamo sopra l’altare di questa chiesa un’insolita opera d’arte: non un dipinto, ma la fotografia del Sacro Volto della Sindone.

 

Giriamo ancora un po’ per le strade dell’Isola, dove vetrine popolari si trovano accanto ad altre molto chiccose creando quella mescolanza culturale un tantino pop tipica della nostra città.

Improvvisamente, arrivati in via De Castilla, l’Isola appare diversa: le case sembrano parte di rocce sedimentarie, testimonianza di tempi e stili diversi.

Questa via mostra come Milano sappia rinnovarsi. Sulla vecchia sede ferroviaria, che separava l’Isola dal resto della città, sono sorti palazzi pluripremiati, “cubi” che fanno cultura, vecchie palazzine diventate fondazioni, vaste aree verdi.

Gli alti grattacieli di archistar famosi non rendono buie le strade, ma sono collocati in ampi spazi a verde. In questa zona sta sorgendo la Biblioteca degli Alberi, ci sono passeggiate pedonali, piccoli orti, campi di bocce e giochi per bambini.

Vecchio e nuovo insieme, verde e cemento fianco a fianco… Abbiamo trovato in via Thaon de Revel questa piccola insegna un po’ meneghina, un po’ mondo. Che ne pensate?

A presto…

Piazza Duomo: le palme della discordia

Milano è letteralmente spaccata in due tra chi le apprezza e chi, invece, le critica: sono le palme di piazza Duomo.

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Fanno parte di un progetto, “Giardino milanese tra il XX e il XXI secolo”, ideato dall’architetto italiano del paesaggio Marco Bay e approvato dalla Sovrintendenza.

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Un disegno del progetto di sistemazione delle aiuole di piazza Duomo

Lo sponsor di questa iniziativa è Starbucks, il re del caffè americano, che sbarcherà in piazza Cordusio alla fine del 2018 nell’ex palazzo delle Poste.

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Questo “giardino”, quando sarà finito, avrà diversi tipi di piante e di fiori, ma per ora sono a dimora solo  palme e  banani, per la verità un alquanto bonsai e anemici. Sono arrivati di notte, in modo forse un po’ carbonaro. D’altra parte stiamo dicendo da più di due anni che Milano ama il mistero.

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Queste piante esotiche hanno scatenato i commenti dei milanesi e la curiosità generale. Da “botanico” e “di gusto” il dibattito è diventato culturale e politico…

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Le palme hanno rinvigorito la passione d’amore dei milanesi per il loro Duomo. La città del Bosco Verticale, dei giardini segreti, dei parchi, delle tante piante e dei fiori su balconi e davanzali, si accapiglia, però, per le palme e i banani, considerati inadatti, a piazza Duomo. C’è stato persino chi ha dato fuoco ad una povera pianta.

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Piazza Duomo è molto grande e poco “arredata” se si esclude il monumento a Vittorio Emanuele II dove, guarda caso, due maestosi leoni fanno da appoggio a nostranissimi piccioni. La star indiscussa di questa piazza tutta “di pietra” è solo il Duomo.

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Le aiuole esotiche sono collocate in fondo alla piazza e nascondono in realtà più il parcheggio dei taxi e dei City Sightseeing che non il Duomo.

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Nel corso degli anni in piazza Duomo sono stati proposti e riproposti “a tempo” fontane, aiuole con palmette, piccoli orti di piante aromatiche, boschetti, persino campi di grano, suscitando critiche e riflessioni sulla funzione della piazza e sulla sua fruibilità.

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Ci consideriamo città globale, specialmente dopo la bella esperienza di Expo: si può mangiare sushi o kebab, tex-mex o churrasco, riso alla cantonese o pollo tandoori; gli investitori stranieri sono di casa; gli archistar sono internazionali; Milan e Inter hanno proprietari orientali. Le palme, invece, che non sono africane ma brianzole e di origine cinese, fanno esplodere polemiche e critiche, come fossero un oltraggio alla milanesità.

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Una piccola curiosità: nella cripta della chiesa di San Sepolcro, c’è una scultura dipinta che raffigura una palma. San Carlo Borromeo l’aveva voluta come simbolo di sapienza e rigenerazione. Le palme in piazza Duomo sono molte… Speriamo in un surplus di bene per la nostra città.

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Il nostro Nemeton, il bosco sacro celtico dal quale è nata Milano, è diventato un po’ più green… Siamo sicuri che  al dinosaurino del Duomo piaceranno anche i frutti esotici!

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Un sorriso verde a tutti!

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Torri e grattacieli a Milano: sguardo all’insù tra ieri, oggi e domani (Terzo itinerario)

Riprendiamo i nostri passiperMilano con lo sguardo all’insù da piazza Gae Aulenti, che si è conquistata un posto di primo piano tra i luoghi da visitare nella nostra città. Se la Torre Velasca e il Pirellone rappresentano lo ieri degli edifici alti della nostra città, piazza Gae Aulenti è senz’altro l’oggi.

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Guardiamo questa foto che mostra il Galfa e il palazzo del Comune (il Pirellone non è stato inquadrato) con l’arco di Porta Garibaldi e le auto che ancora percorrono piazza XXV Aprile e corso Como. Si resta senza parole vedendo come è cambiato, in pochi decenni, lo skyline di questa zona.

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Per realizzare questo “quartiere” di nuovi edifici sono state interessate ben tre zone: Porta Garibaldi, l’Isola e le ex-Varesine.

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Porta Garibaldi offre al nuovo “quartiere di grattacieli” le boutique e i locali glamour di corso Como, nonchè il comodo accesso costituito dalla stazione Garibaldi, dalle fermate delle linee metropolitane verde e lilla e del Passante Ferroviario.

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Anche la stazione Garibaldi ha i suoi edifici alti, un po’ vintage: la Torre Arcobaleno, vecchio serbatoio dell’acqua, ricoperto di piastrelline colorate e altri due grattacieli, le Torri Garibaldi, sottoposti ad un recente restyling.

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Saliamo verso piazza Gae Aulenti, opera dell’architetto argentino César Pelli, quasi un’altra cinta di mura, sopraelevata sulla città, con guglia verso il cielo.

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All’inizio della piazza ci accoglie un’opera di Alberto Garutti con 23 strumenti per ascoltare le voci e i suoni della città, mettendo in comunicazione visiva lo spazio della piazza con quello sotterraneo, dove si trovano un supermercato e un parcheggio.

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La piazza Gae Aulenti ha forma tondeggiante contenuta tra edifici che riflettono l’ambiente. Fra questi l’altissima Torre Unicredit, con una guglia (omaggio o sfida al Duomo?) rivolta al cielo.

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Al centro c’è una grande fontana a livello del suolo, attraversata da piccoli percorsi a piedi e circondata da una lunga e sinuosa panchina in pietra di oltre 100 metri.

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La piazza è diventata un punto di incontro e di svago (c’è persino un gigantesco calciobalilla!!) e ospita spesso manifestazioni ed eventi. Molti negozi ed una libreria dove “leggere, fare colazione e sognare” si aprono ai visitatori.

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La piazza si allarga verso il Pavillon, bassa costruzione a diversi livelli, in vetro e legno, senza colonne al suo interno. È un centro polifunzionale (c’è anche un asilo) che, secondo l’autore, M. De Lucchi, rappresenta “un seme pronto a radicare e germogliare”.

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Da qui iniziano due passeggiate che ci conducono verso le altre due zone coinvolte in questo progetto urbanistico: l’Isola e le ex-Varesine, raggiungibili attraverso la Passerella Gioia.

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Andiamo, percorrendo la Passeggiata Luigi Veronelli, verso il Bosco Verticale dello Studio Boeri.

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Questi due grattacieli hanno fatto scuola: la struttura è alleggerita visivamente da giardini pensili piantumati. Vincitore di un prestigioso premio internazionale per l’edificio più bello e innovativo, il Bosco Verticale ospita migliaia di alberi, arbusti e perenni formando un vero e proprio bosco e sottobosco di quasi 20.000 metri quadrati di verde.

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Accanto a questo “bosco” dovrà nascere la “Biblioteca degli Alberi”, per ora è uno spazio che ha visto “spuntare” il grano in un’opera di land-art.

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Prima di tornare sui nostri passi, guardiamo un altro volto di Milano: case vecchie, di ringhiera, sono a poca distanza da queste torri. Forse si guardano, si invidiano, si criticano… vivono. Come ha detto il grande architetto Sottsass: “l’arte si guarda, l’architettura si abita”.

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Percorriamo ora l’altra pedonale che da piazza Gae Aulenti scende verso piazza Lina Bo Bardi, vicino a piazza della Repubblica.

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Questo spazio era occupato dalla stazione delle Varesine, diventato in seguito un grande Luna Park.

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Ora è una sorta di passerella per edifici ricchi di fashion. Milano, città della moda, fa sfilare in passerella anche le opere di prestigiosi architetti contemporanei. Tutti questi edifici utilizzano le più innovative tecnologie con altissima attenzione alle risorse sostenibili.

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Ci fermiamo un momento davanti alla Torre Diamante. La sua forma asimmetrica attira la nostra attenzione e ci invita a riflettere.

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Guardandola, abbiamo pensato al concetto della “bellezza imperfetta” della cultura giapponese, al fascino dello squilibrio in un insieme simmetrico perfetto, all’idea orientale della “impermanenza”, quasi lo scorrere asimmetrico della nostra vita.

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Scendiamo ora verso piazza della Repubblica: un vecchio tram conclude la nostra passeggiata tra le opere degli archistar e ci conduce verso???

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A presto!!

Torri e grattacieli a Milano: sguardo all’insù tra ieri, oggi e domani (Secondo itinerario)

Era il 30 dicembre 1774: quel giorno la Madonnina salì sulla guglia più alta del Duomo.

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Da allora e per oltre 180 anni, gli edifici di Milano, nonostante i progressi nel campo tecnico, non superarono per “rispetto” i 108,50 metri della Madonnina del Duomo.

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Torre Branca (1933)

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Torre Rasini (1933)

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Torre Snia (1937)

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Centro Svizzero (1952)

Inizieremo questo itinerario dall’edificio che, per primo, andò oltre quest’altezza: il Grattacielo di Milano, o Torre Breda, in piazza della Repubblica 32, alto 117 metri.

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Palazzo per uffici ed abitazioni per i “sciuri”, fu il primo anche per altre innovazioni: l’aria condizionata centralizzata, i bagni ciechi ad aerazione forzata, le cucine all’americana, le vasche da bagno a controllo termico.

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Sulla terrazza di questo grattacielo, ora diventata parco di antenne, è ambientata una scena del film “Ragazze di oggi” di Luigi Zampa.

Siamo negli anni Cinquanta e Milano voleva ricominciare, ritrasformarsi e darsi un volto nuovo. Piazza della Repubblica offriva lo spazio a questa città, che voleva diventare alta: guardiamo le Torri Turati 1 e 2, quasi una porta di ingresso verso il centro, per chi viene dalla Centrale.

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Torna il nome di “Torre”, legame con la tradizione e, forse, simbolo di “difesa” dell’autonomia e dell’identità ambrosiana.

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Torre Turati 1 (1960)

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Torre Turati 2 (1969)

Un piccolo suggerimento per ammirare un esempio di quel museo diffuso e un po’ sconosciuto che è nella nostra città. In uno spazio verde di piazza della Repubblica, quasi in disparte, tanto da passare spesso inosservato, si trova il monumento a Giuseppe Mazzini, di P. Cascella, inaugurato nel 1974. È un monumento da percorrere passo dopo passo. Questo percorso, di circa 30 metri, è concluso da una statua in bronzo di Mazzini, opera di G. Monteverde, del 1874.

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Sculture simboliche in pietra, opera di Cascella, rappresentano il cammino che ha portato al Risorgimento Italiano.

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il fiore della gioventù ribelle

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la Medusa simbolo della tirannia

Lasciamo piazza della Repubblica, con i suoi begli alberghi, anticipati da spazi verdi e con la metro “gialla” andiamo alla Centrale.

Si potrebbe fare anche una passeggiata, ma, per una volta, vi consigliamo una fermata di metro, per meglio gustare la vista di un grattacielo fondamentale per Milano: il Grattacielo Pirelli, ma per tutti il “Pirellone”.

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Realizzato dal geniale ed eclettico architetto milanese Gio Ponti, è stato il secondo edificio ad infrangere il limite dei 108,50 metri, arrivando a quota 127.

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Il Pirellone e la Torre Velasca, quasi contemporanei, rappresentano due esempi molto diversi della “via milanese all’edificio alto”.

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La Torre Velasca è in pieno centro storico e vuole mantenere un legame con la storia di Milano; il Pirellone, invece, è “rottura” totale e vuole essere un grattacielo “del Mondo” nel centro direzionale.

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Soffermiamoci ad osservarlo appena usciti dalla Stazione: come una lama taglia lo spazio e la sua “pelle” è liscia e trasparente, tutta in vetro e metallo.

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Il Pirellone era la prima immagine di Milano anche per chi arrivava in treno, in cerca di fortuna e di una vita migliore, con la valigia e qualche scatola di cartone.

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foto di U. Lucas

Forse il “neomilanese” aveva visto qualche grattacielo sulle cartoline inviate da altri migranti e gli sembrava di essere arrivato nel Nuovo Mondo.

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Molto americano, il Pirellone è stato di ispirazione e ha fatto da modello per altri grattacieli del mondo.

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New York

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Barcellona

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Basilea

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Berlino

Gio Ponti, con gli ingegneri Danusso e Nervi, progettò questo grattacielo largo solo 18,50 metri e lungo 70, a pianta poligonale, quasi a forma di uno scafo, sostenuto da quattro pilastri di cemento armato che si assottigliano via via che si sale.

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Nel progetto la struttura avrebbe dovuto essere aperta alle estremità, ma i calcoli di staticità imposero i “balconcini”.

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Questo grattacielo di 31 piani fuori terra, si dimostrò ben solido, quando, nel 2002, un aereo da turismo colpì il 26° piano, causando anche delle vittime.

©FREZZA-LAFATA/LAPRESSE 18-04-2002 MILANO CRONACA UN AEREO DA TURISMO COMMANDER SI E' SCHIANTATO CONTRO IL GRATTACIELO PIRELLI NELLA FOTO: IL PIRELLONE DOPO LO SCHIANTO

Costruito dove sorgeva, prima della guerra, uno stabilimento Pirelli, ora è sede del Consiglio Regionale della Lombardia.

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In cima al grattacielo è stata collocata una minicopia della Madonnina del Duomo.

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Differente dagli edifici circostanti, tra cui l’hotel Gallia e la Centrale stessa, ha una sorta di “gemello diverso” nella Torre Galfa, poco distante, oggi tristemente abbandonata.

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Nel Centro Direzionale sorge anche il nuovo Palazzo Lombardia, sede della Giunta Regionale.

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Costruito tutto nel nuovo secolo, con grande attenzione alle più avanzate tecnologie, ha una forma mossa, ricca di riferimenti al paesaggio lombardo, fatto di pianura, fiumi, laghi, valli e montagne, e alla tradizione della verticalità milanese.

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L’attacco a terra, la “pianura”, forma una grande piazza coperta, una delle più grandi d’Europa, dove si aprono bar, ristoranti, un asilo nido, l’auditorium. Vengono ospitati anche manifestazioni ed eventi artistici e culturali.

piazza coperta

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Vi proponiamo una visita virtuale al Palazzo Lombardia e al suo Belvedere da dove si può godere, tutte le domeniche, il panorama di Milano a 360°:

Per costruire Palazzo Lombardia è stato abbattuto, nonostante vibrate proteste, il Bosco di Gioia, un vivaio dismesso e cresciuto libero, che avrebbe potuto essere un piccolo parco nel cuore del centro direzionale.

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Il “bosco” più vicino è quello Verticale progettato dall’architetto Boeri, a Porta Nuova-Isola, quasi confermando le parole di Gio Ponti: “A Milano…superficie di terra, il paesaggio urbano è tutto da fare dagli architetti”.

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i grattacieli di Milano

Continua…

 

Luci e alberi a Milano, la magia del Natale.

In questi giorni le città si accendono di luci e di alberi scintillanti,  in attesa del Natale.

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Il “Natale” è in realtà una festa antichissima, orientale e occidentale insieme. Avviene, infatti, appena dopo il solstizio d’inverno, quando, cioè, luce e calore, tra il 21 e il 24 dicembre, sono i più deboli dell’anno. Gli antichi, in questo periodo, temevano che il dio Sole li stesse abbandonando e pregavano perchè ciò non accadesse.

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Verso il 25 dicembre il Sole sembra riprendere il suo cammino verso l’alto e perciò venivano festeggiati la sua lenta rinascita e il ritorno della luce.

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Gli Egizi celebravano con una processione la dea Iside che portava in grembo o allattava Horus, divinità solare, i Celti festeggiavano lo Yule, festa del solstizio d’inverno, ed i Romani il giorno del Sol Invictus, legato al culto persiano di Mitra.

Nel IV secolo si comincia a celebrare il Natale cristiano.

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raffigurazione di Cristo nelle vesti del Sol Invictus (Grotte Vaticane – Basilica di San Pietro)

Per festeggiare e auspicare la rinascita del Sole si accendevano fiaccole e falò, a simboleggiare la luce, che vince le tenebre e la paura atavica del buio. Chissà se tutte le luci e i LED con i quali si addobbano le nostre città e le nostre case non siano frutto di eredità molto lontane?

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Che ne dite di fare quattro passi per vedere con noi le luci e gli alberi a Milano? Non dimentichiamoci di accendere una piccola candela o qualche luce alle finestre e, soprattutto…cerchiamo di illuminare le zone buie delle nostre esistenze!

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Luci e luminarie addobbano Milano ……… Duecento luoghi di Milano illuminati a festa. Tra questi, gli allestimenti  in Galleria rendono ancor più suggestivo il Salotto di Milano.

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Anche le storiche porte della città si sono accese: da Porta Romana a Porta Nuova, da Porta Ticinese fino ai Caselli Daziari di Piazza  XXV Aprile. Le luci colorate risplendono non solo in corso Buenos Aires, piazza Oberdan e corso Venezia, ma anche in periferia.

Il tram di Luce: anche una storica vettura “modello 1928”, resa scintillante da decine di migliaia di luci circola di nuovo per le strade del centro storico.

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Sono gli auguri che la Pizzeria Spontini rivolge alla città. L’arrivo del Tram di Luce nelle vie del centro storico segna l’inizio del periodo delle Feste, vera e propria “carrozza” fatata che porta una nota di magia e allegria in città!

Ed ecco il fascino degli Alberi di Natale!

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C’è una leggenda americana che ci racconta perchè gli abeti vengano decorati a Natale con luci. Alla Vigilia, un bimbo si perse nel bosco. venne la notte e l’abete sotto cui si era riparato piegò i suoi rami per proteggerlo dal freddo quasi abbracciandolo. Quando lo trovarono la mattina dopo, il bambino dormiva tranquillo, sotto l’albero tutto ricoperto di cristalli di ghiaccio che luccicavano alla luce del sole.

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Si è acceso a piazza Duomo il tradizionale albero di Natale, un grande abete alto 30 metri firmato Motta. A fine feste con il legno saranno  realizzate circa sessanta panchine cui Motta farà dono al Comune di Milano.

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Il classico pino ricoperto dalle mille luci che si riflettono sul Duomo o il maxi cono colorato, composto da 16 “auguri” di Buone Feste in lingue diverse, di piazza Gae Aulenti? Quest’anno a Milano sembrano esserci due Natali differenti a confronto: uno avveniristico e uno tradizionale, due stili che dividono la città.

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In centro a Milano, precisamente in largo Cairoli, c’è un’istallazione curiosa: si chiama “Eco Christmas”. È un grande albero di Natale, in legno e polistirolo, collegato a nove biciclette; ognuno di noi, pedalando, lo rende più luminoso!

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Via Spiga, una delle vie milanesi più conosciute, ci fa entrare in un bosco incantato, in un gioco di archi di abete argentato impreziositi da piccole luci. A noi ricorda tanto il Bosco Verticale di piazza Gae Aulenti.

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Tiffany ha allestito, di fronte alle proprie vetrine, la ”Dimora di Babbo Natale” al cui interno un Cantastorie accoglie e intrattiene bambini e famiglie

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Nel Quartiere di Citylife la Torre Isozaki, si trasforma in un gigantesco albero di Natale: probabilmente il più alto d’Italia. In vista delle feste ‘Il Dritto‘ (così è soprannominato il grattacielo del giapponese Arata Isozaki) illumina le sue finestre disegnando, in un gioco di luci accese e spente, un enorme albero di Natale.

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C’è un Albero dei Desideri nell’atrio della Stazione Centrale, dove tutti possono appendere le loro “letterine” di auguri o di speranze per il futuro. Ci associamo di cuore, facendo gli Auguri di Pace e Serenità!

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Infine vi proponiamo una sfilata spettacolare di Alberi di Natale, creata da famose griffes.025 VALENTINO-kPLB-U43050410247854kDD-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443http://www.myluxury.it/foto/100-alberi-di-autore-2014_10531.htmlOggi, tutte quelle «creazioni» straordinarie sono state raccolte nel libro Xstmas Table book «100» (Graus Editore).

Non vi viene voglia di fare un albero trendy?